giovedì 7 dicembre 2023

[INTERVISTA] Quattro chiacchiere con... Carlo Gentina


Bentornati, cari bat-fan!

Oggi intervisterò per voi un autore che proprio in questi giorni ha compiuto ben 40 anni di carriera: Carlo Gentina.

Prolifico autore completo italiano, attivo dal 1983 al 2010 per le pubblicazioni italiane, da oltre un decennio ormai lavora in esclusiva per il "Topolino olandese", su cui ha da poco superato anche l'invidiabile record di 600 tavole autoconclusive pubblicate!

Chi mi segue su Facebook sa che in questi anni ho rintracciato e tradotto per il pubblico italiano proprio queste tavole (qui trovate le primissime, se volete farvi una scorpacciata) dal sapore squisitamente barksiano, tuttora inedite in Italia in via ufficiale.
Ed è stato grazie a questa sgobbata di cui vado particolarmente fiero che alla fine ho preso il coraggio a quattro mani e ho provato prima a contattarlo e poi a porgli qualche domanda.
Carlo è stato gentilissimo e ha risposto molto volentieri, rivelando anche parecchi retroscena che lo riguardano. Abbiamo così spaziato dai suoi esordi ai progetti futuri, dalle storie ambientate nel paleolitico ai futuri da lui immaginati... spero che anche voi possiate trovare il tutto interessante!


Andrea: In questi giorni ricorre il Quarantennale della tua prima storia Disney (“Paperino e il catalizzatore aurifero”, pubblicata su Almanacco Topolino 324 del 01/12/1983). All’epoca facevi parte dello “Staff di IF”. Ricordi qualcosa di quel periodo? Come funzionava? Ognuno lavorava per conto suo o vi era più lavoro di squadra rispetto alla norma?

Carlo Gentina: Comincio questa chiacchierata con una necessaria premessa: ciò che mi ha spinto a dedicarmi ai fumetti è il fatto di avere letto le storie di un autore che si chiama Carl Barks. Barks è il creatore dell'universo dei Paperi nei fumetti Disney. Nei decenni ha avuto moltissimi seguaci che riprendevano il suo stile, e io sono uno di questi.    

All'inizio del 1983 dopo avere scoperto che proprio a Genova (dove vivevo a quell'epoca) esisteva lo studio di produzione fumetti "Staff di IF" che collaborava con la Mondadori e produceva storie Disney, andai a presentarmi e parlai col titolare dello studio, Gianni Bono. Gli spiegai che mi sarebbe piaciuto fare storie di Paperino sullo stile di Barks, scritte da me (come Barks) e disegnate da me (come Barks) e per finire dissi che avrei inchiostrato col pennino (come Barks). Sì, ero proprio fissato con Barks e mi interessava dedicarmi a un solo tipo di fumetto: i paperi di Barks. Gianni Bono dopo aver guardato alcune tavole che avevo portato mi disse che se ci tenevo tanto a fare Barks potevo provare a scrivere qualche soggetto e portarglielo, tanto per cominciare. Quando gli portai dei soggetti li trovò evidentemente interessanti perché li mandò alla redazione di Topolino e dopo un po’ mi chiamò e mi disse che potevo provare a sceneggiare e poi disegnare la mia prima storia: "Paperino e il Catalizzatore Aurifero". Inoltre avrei dovuto farla in formato Almanacco da 4 strisce, e questo mi rallegrò molto perché era esattamente il formato usato da Barks! Così ebbe inizio la mia attività di autore e disegnatore di storie di Paperi Barksiani.
Una delle cose che più mi piaceva del lavoro del fumettista era la possibilità di fare tutto a casa da solo in totale libertà. Non avevo bisogno di frequentare lo Staff di IF se non per consegnare il soggetto da approvare e per portare il lavoro finito. Evidentemente avevo l'indole dell'eremita perché non ho mai lavorato in una squadra, come invece facevano alcuni colleghi. Ma anche Barks lavorava solitario come un eremita e così era tutto okay! Per lo Staff di If produssi una decina di storie e poi mi svincolai, passando a una collaborazione diretta con la redazione di Topolino, ancora edito da Mondadori.

La storia d'esordio di Gentina, 40 anni fa


A: Facciamo un ulteriore passo indietro. Come visto, conosciamo quando tu sei entrato a far parte ufficialmente del mondo Disney. Ricordi quando invece questi personaggi sono entrati nella tua vita? Ricordi il primo numero letto o almeno la prima storia che ti ha fatto scoccare la scintilla?

CGe: Ho iniziato a leggere il Topolino da piccolo negli anni ‘60. A quell'epoca apparivano i capolavori di Scarpa e di Bottaro e ne ero affascinato, perché la qualità delle storie e del disegno erano eccelsi. Ma le storie che mi colpivano di più erano quelle di un autore particolare, che trovavo decisamente più interessanti di tutte le altre. Erano incredibilmente brillanti, disegnate in un modo particolarmente simpatico ed erano le uniche a trasportarmi davvero dentro l'azione che creavano. A quel tempo nessuno sapeva chi fosse questo autore e fu solo negli anni ‘70 che un volume degli Oscar Mondadori (“Vita e Dollari di Paperon de' Paperoni”, ndr) rivelò il suo nome, pubblicando una selezione delle sue migliori storie con Zio Paperone. Così finalmente sapevo chi era il mio mito! Ora dovevo procurarmi tutte le sue storie, studiarmele, e vedere se riuscivo a creare pure io qualcosa di simile. 

Scuole artistiche o di fumetto non ne ho frequentate. Studiare attentamente tutta l’opera di Barks era quanto mi serviva e bastava. Il livello qualitativo di Barks era talmente alto che anche se solo mi fossi appena avvicinato avrei prodotto qualcosa di buono.


A: Leggevi altri fumetti? Sia comici che realistici / avventurosi... insomma, su quali fumetti o autori in particolare ti sei formato?

CGe: A parte i fumetti Disney, ho letto altri tipi di fumetti solo da giovane negli anni ‘70 e ‘80 perchè in famiglia c'era mia sorella che li comperava. Questi fumetti erano Linus e tutte le raccolte in volume di strisce americane che venivano pubblicate, tra le quali mi piacevano in particolare i “Peanuts” (Charlie Brown), “BC” di Johnny Hart e il mago “WIZ” di Brant Parker. Di questi ultimi due trovavo veramente divertente sia il disegno che la comicità beffarda e sarcastica. Oltre a Barks questo era il mio tipo di fumetti preferito. Fumetti avventurosi e di vario genere ne ho letti un po’, ma non mi pare di averne tratto ispirazione.


"BC", una delle sue fonti di ispirazione


A: Torniamo al tuo lavoro. La tua primissima storia pubblicata su Topolino è “Buona sfortuna Paperino!” (su TL 1503 del 16/09/1984). Molto probabilmente è anche la più celebre tra quelle scritte da te, complice anche la famosa scena dell'armadio di Paperino pieno di giubbe da marinaro tutte uguali (anni dopo, curiosamente, anche con Dylan Dog venne riutilizzato lo stesso stratagemma per spiegare perché vestisse sempre allo stesso modo). Ricordi qualcosa in particolare sulla genesi di questa storia? Come fu per un “novellino” esordire sull'ammiraglia con una storia celebrativa? Fu una tua idea o ti venne commissionata dalla redazione ?

CGe: Oltre a essere la mia prima storia fatta per il Topolino questa è anche una delle sole due storie che mi sono state espressamente richieste dalla redazione del nostro settimanale. Per celebrare il personaggio di Paperino che compiva 50 anni dalla sua prima apparizione pensai a un suo lungo sogno di una vita opposta a quella abituale piena di guai. Nel sogno diventava ricco e fortunato ma anche annoiato e depresso. Rileggendola oggi non ne sono entusiasta perché è una storia troppo "seria", e in certi punti persino drammatica. Oggi non la farei così.


La celebre scena dell'armadio, da allora citata più e più volte


A: Uno dei tuoi tratti distintivi è che da subito sei stato un autore completo, cioè che disegnavi storie scritte da te. Hai mai ricevuto proposte per disegnare storie altrui in pianta stabile? O è un qualcosa che non ti è mai interessato?

CGe: Mi dà così tanta soddisfazione disegnare storie che scrivo io che non voglio assolutamente rinunciare alla parte più divertente del lavoro, che è appunto la creazione della storia. Per questo motivo non disegno mai storie scritte da altri sceneggiatori (l'ho fatto solo due volte perché mi era stato chiesto). Al contrario, mi è piaciuto moltissimo scrivere storie destinate ad altri disegnatori, come ho fatto per 17 anni nel mio periodo di sceneggiatore.


A: Poi ad un certo punto a partire da metà anni '90 fino alla fine della collaborazione con la redazione italiana nel 2010, sei passato ad essere un “semplice” sceneggiatore... come mai? Fu una scelta tua o della redazione?

CGe: Il motivo per cui smisi di disegnare le mie storie è molto semplice: sono miope fin da piccolo e la miopia continuava a peggiorare anche in età più avanzata. Disegnare fumetti poteva essere una causa, e quindi decisi di smettere per un po' per vedere se la situazione si stabilizzava. Potevo andare avanti con i fumetti dedicandomi solo alle sceneggiature, di cui c’era un grande bisogno a quell’epoca perché con il passaggio dalla Mondadori alla Disney Italia era cominciata una grande espansione nella produzione di storie, ed era stata creata l’Accademia Disney per formare dei nuovi disegnatori necessari alle nuove esigenze. Dall’Accademia uscirono un gran numero di nuovi bravi disegnatori ma non molti sceneggiatori (almeno all’inizio), e così in quel momento io ero più utile come sceneggiatore che come disegnatore.


A: In questo periodo hai comunque avuto l'onore di avere al tuo servizio i vari Cavazzano, De Vita, Scala, Scarpa, Asteriti, Leoni, Guerrini, Ziche, Ferraris, Mottura, Bordini, Gatto, Sciarrone, Faccini, Zironi, Amendola, Vian... sicuramente dimentico qualcuno, ma è una lista infinita! Insomma, anche se non disegnavi tu stesso le tue storie, hai potuto vederle realizzate dalle matite più celebri dell'epoca! Qualcosa di cui andare fieri, no? Ricordi se al momento di scriverle le pensavi già per un certo disegnatore? Ed in caso, come cambia in fase di scrittura una storia pensata per Cavazzano piuttosto che per De Vita o per chiunque altro?

CGe: Ebbene, mai, nemmeno una volta, io ho scritto una storia sapendo che sarebbe stata destinata a uno specifico disegnatore. La redazione non mi ha mai detto fai una storia per questo o per quest'altro disegnatore. Ma c'è di più: scoprivo l'autore dei disegni solo quando mi arrivava a casa il Topolino pubblicato. Ogni volta era una sorpresa, e spesso una sorpresa entusiasmante, perché potete immaginare la mia gioia quando aprendo il Topolino appena arrivato nella cassetta delle lettere vidi che la mia storia "Zio Paperone e le Buone Azioni" (su TL 2098, del 26/12/1995, ndr) era stata affidata niente di meno che a Romano Scarpa, per me una vera e propria leggenda vivente. Romano Scarpa, per chi non lo sapesse, è stato il migliore autore e disegnatore di storie Disney capace di creare capolavori in entrambi gli universi Disney: sia per l’universo di Paperino che in quello di Topolino, e sia nei testi che nei disegni. Praticamente il numero uno al mondo!


La matita del Maestro Scarpa su testi del Maestro Gentina


A: Come scrivi le sceneggiature? Sia che fossero indirizzati ad altri autori che per le tue matite, usi il formato a storyboard o compili sceneggiature "classiche"? Ed ai tempi in cui facevi solo lo sceneggiatore, lasciavi libertà decisionali ai disegnatori o sei stato sempre molto preciso con le indicazioni?

CGe: Per realizzare le sceneggiature destinate ad altri disegnatori ho usato due sistemi diversi: dal 1991 al 1997 ho fatto gli storyboard, cioè tutte le pagine con dei disegni schizzati e completi dei fumetti col testo. Poi nel 1997 comprai il mio primo computer e smisi completamente di disegnare, realizzando sceneggiature esclusivamente scritte, come fanno quasi tutti gli sceneggiatori. Negli storyboard disegnati tutto era ben illustrato e preciso, mentre nelle sceneggiature scritte ho sempre cercato di indicare solo lo stretto indispensabile, col minimo possibile di spiegazioni.


A: Come detto prima, a partire dagli anni '10 del nuovo millennio, sparisci dalle pubblicazioni italiane e inizi a collaborare invece con la redazione olandese. Ti hanno contattato loro o ti sei semplicemente proposto a un po' tutte le redazioni straniere (cioè Francia, Olanda e Egmont/Nord Europa)?

CGe: Nel 2007 decisi di tornare a disegnare le mie storie perchè la mia miopia pareva essersi assestata, senza ulteriore aggravamento. Faccio questa richiesta alla redazione e riesco a ricevere l'okay. Potrò tornare a scrivere e disegnare una storia. Riprendo così matita, gomma, pennino e inchiostro di china e mi metto al lavoro. Concluso il lavoro, alla fine del 2007,  vado a portarlo di persona alla redazione e tutto senbra a posto, ma noto un certo imbarazzo nell'aria. C'è una novità da sapere, e non è per niente bella: la direzione ha deciso che tutti gli autori dovranno produrre solo TRE storie nell'anno successivo, per poter SMALTIRE IL MAGAZZINO, strapieno di storie ancora non pubblicate, e talmente tante da coprire un intero anno senza doverne comprare neppure una nuova ! Una mancanza di programmazione, un calo di vendite, e un numero eccessivo di collaboratori da far lavorare avevano portato a questa situazione. Avevo appena fatto in tempo a tornare a disegnare una storia e ora, appena consegnata quella storia, giunsi alla conclusione che sarebbe stata anche l'ultima che avrei fatto per la Disney Italia perché, come se non bastasse, avrei dovuto fare solo la sceneggiatura di tre storie in un anno, e non avrei potuto fare i disegni. Questo brusco e pesante taglio produttivo poteva durare anche per più di un anno. E così non solo io ma anche altri autori se ne andarono in cerca di una nuova occupazione.


L'ultima storia prodotta per l'Italia...


Nel corso degli anni avevo scoperto che gli editori Disney del nord Europa non avevano fatto come in Italia un abbandono dello stile classico Barksiano, ma erano rimasti più affezionati allo stile del buon Carl, con un grande numero di disegnatori che lo imitavano come facevo io. Evidentemente i lettori del nord Europa gradivano di più lo stile classico, e quindi ho sempre pensato che prima o poi avrebbe potuto essere interessante e vantaggioso per me tentare di collaborare con queste case editrici straniere. Ora quel momento era arrivato. Mi misi al computer e cominciai ad esaminare i siti delle case editrici Disney del nord Europa per contattarle e tentare di cominciare una collaborazione. 


A: In questa tua seconda avventura editoriale hai pubblicato circa 600 tavole autoconclusive, totalmente inedite da noi, in cui ti rifai in maniera palese a Barks, pur adattandolo ovviamente ai nostri tempi. Anzi, alcune sembrano proprio scritte dallo zio Carl in persona: per esempio, in H 2010-263, in cui lo Zione fa un'arrampicata pericolosissima per risparmiare pochi dollari di biglietto (e questo è puro Barks!); in H 29476 ricompare addirittura lo scoiattolo di un'autoconclusiva Barks... anche se le mie preferite sono quelle dei racconti impossibili sul Klondike di Zio Paperone (compresa H 2020-251, in cui finalmente si fa luce sul perché tra lo Zione e Doretta non abbia funzionato... e secondo me anche il Maestro dell'Oregon avrebbe approvato, altro che il drammone esistenziale e lo "stupido orgoglio" raccontatoci da Don Rosa).
Questo tipo di scrittura è stata richiesta dagli olandesi o è semplicemente il tuo modo di scrivere queste gag? Ad ogni modo, devo ammettere che il tuo tratto "classico" crea un perfetto connubio con queste storie.

CGe: Prima di tutto forse vale la pena spiegare perché per l'Olanda faccio in stragrande maggioranza pagine singole autoconclusive, e pochissime storie più lunghe.  Eravamo rimasti al momento in cui decido di proporre la mia collaborazione a qualche editore Disney straniero. Mi invento e disegno una storia di Paperino e Paperone lunga 10 pagine in formato "Almanacco", molto molto curata, per dare l'idea di quello che so fare e di cosa mi piacerebbe fare. La invio alla Egmont e alla Sanoma (così si chiamava all'epoca la casa editrice olandese che produceva e pubblicava Disney). Ricevo le risposte: dalla Egmont mi dicono che anche loro stanno facendo tagli e non hanno bisogno di nuovi collaboratori, mentre dalla Sanoma mi scrivono che sono interessati, e mi mandano il testo di una pagina autoconclusiva per fare una prova di disegno. Faccio il disegno nel modo migliore possibile e ricevo una risposta di apprezzamento da cui deduco che ho superato l'esame. Mentre attendo che mi venga data una indicazione di che genere di storie gradirebbero che io facessi, decido di mia iniziativa di inventare e abbozzare tre storie autoconclusive, che poi invio. Dopo un po’ mi arriva la risposta, tutte e tre sono state approvate e posso disegnarle. Fatto questo ne invento altre 3, poi altre 3, poi altre 3 e così via...e ora sono quasi a 600. Così mi sono specializzato in pagine singole e la cosa mi va benissimo perché per me è molto più piacevole e divertente fare queste che passare mesi e mesi al lavoro su una singola storia lunghissima. Tornando alla domanda, il modo in cui le scrivo è semplicemente quello di seguire lo stile di Barks non solo nel disegno, ma anche nella creazione delle gag e nel modo in cui esse si svolgono.


A: Per uno che le ha vissute entrambe, quali sono le principali differenze nella vita di redazione tra Italia e Olanda che hai riscontrato?

Approfitto di questa domanda per spiegarvi dove e come vengono pubblicate tutte queste mie pagine autoconclusive "olandesi" e descriverò anche le differenze tra la gestione Disney olandese e la nostra.

Le mie pagine vanno tutte a finire nel settimanale olandese Donald Duck e ogni tanto anche nei suoi numeri speciali chiamati Donald Duck Extra. Esattamente come da noi il Topolino è da sempre la testata Disneyana fondamentale e più importante, in Olanda questo avviene con il settimanale Donald Duck. Come il nostro Topolino, anche il Donald Duck olandese va avanti da oltre 70 anni ed è il simbolo del fumetto Disney locale. A quanto pare in Olanda decisero immediatamente che il personaggio più interessante non era Topolino ma Paperino, e dedicarono a lui il nome della testata. Altra grande differenza rispetto al Topolino è il fatto che il Donald Duck è in "formato Almanacco" da 4 strisce. Grandi differenze anche nel contenuto: le storie sono più corte che da noi e sono presenti ancora storie brevi con personaggi che da noi sono spariti dal Topolino da moltissimo tempo. Si tratta di storie per un pubblico di giovanissimi lettori con protagonisti Lupetto ed Ezechiele Lupo, Cip e Ciop, Buci e altri ancora.


Cover con Ezechiele Lupo per la "Festa del Papà 2023" 


Le storie principali sono quasi tutte con i paperi (Topolino appare molto di meno) e sono spesso dinamiche e moderne come le nostre, ma hanno decisamente uno stile più tradizionale e "all'antica" con disegni che si richiamano sempre a Barks, senza quella evoluzione innovativa che sul nostro Topolino da decenni ha fatto uscire di scena lo stile classico. Per me ovviamente il Donald Duck è la pubblicazione perfetta, e la sua caratteristica migliore è che da sempre il retro di copertina è dedicato a una pagina autoconclusiva. Ed è proprio sul retro di copertina che sono state pubblicate la maggior parte delle mie pagine.


A: Una cosa che mi ha stupito della tua produzione olandese è quanto alcune storie siano calate nel folklore locale, tipo Sinterklaas, il San Nicola / Babbo Natale olandese, con al seguito Zwarte Peter, "Pietro il Moro"... mentre nelle tavole natalizie spuntano zoccoli olandesi appesi al caminetto in luogo delle calze della tradizione nostrana e americana.
Altrove, invece, ci sono giochi di parole ad uso e consumo dei "locali", come, per esempio, in H 2012-321, dove hai giocato sul doppio senso del termine "bank" che in olandese significa sia "banca" che "divano", oppure nella più recente H 2021-172 in cui si fa riferimento ad un modo di dire olandese risalente alla Seconda Guerra Mondiale "een brug te ver", lett. "un ponte troppo lontano", quello di Nimega (oggetto del film cult "Quell'ultimo ponte" del '77) che quindi assume un senso figurato di "nulla è impossibile".
Immagino quanto debba essere stato difficile approcciarsi ad un'altra cultura, con usanze diverse e modi di dire alieni per un italiano che prepara queste storie addirittura in inglese... però il risultato non s'è mai rivelato particolarmente arcano per il pubblico internazionale (anche se ufficialmente inedite, ho visto alcune storie su internet tradotte dai fan perfino in inglese!) e credo che questo sia un grosso merito dell'autore.
Quanto incide la redazione locale in tutto questo lavoro che si svolge in ben 3 lingue diverse (pensate in italiano, realizzate in inglese e pubblicate in olandese)?

CGe: Diverse volte dalla redazione mi è giunta la richiesta di fare delle pagine su un tema preciso, come per esempio per la festa di Sinterklaas, o per un museo importante che c'è ad Amsterdam (il Rijksmuseum, ndr), o per una camminata tradizionale che fanno in un certo giorno (la “Quattro giorni di Nimega”, ndr) e altre cose del genere di cui non sapevo nulla. Mi basta fare una ricerca su internet per capire di che si tratta e fare la mia pagina.


Sinterklaas, il San Nicola / Babbo Natale del folklore olandese che viaggia a cavallo, con il fido Pietro il Moro


Della cultura e della lingua olandese non so assolutamente nulla e tutti i giochi di parole presenti nelle mie pagine sono stati aggiunti dalla redazione. Infatti la redazione del Donald Duck si concede enorme libertà nel cambiare tutti i testi che scrivo io nel mio storyboard. Appena vedono la possibilità di infilarci una battuta o un gioco di parole in olandese lo fanno, e così migliorano persino la gag. Io non ho avuto alcun bisogno di adeguarmi a una cultura diversa. Quando invento le storie seguo i miei abituali schemi mentali, senza preoccuparmi di scrivere per l'Olanda o un altro paese.  

Approfitto di questa domanda per dire che purtroppo c'è una caratteristica delle storie olandesi che non sopporto ma a cui devo adeguarmi. Ahimè...sul deposito di Paperone mi tocca metterci il simbolo dell'EURO!!! Purtroppo quando cominciarono oltre 70 anni fa a pubblicare il Donald Duck decisero che le storie di Paperino si sarebbero svolte in Olanda e così il dollaro non sarebbe mai apparso, ma ci sarebbe stato il Fiorino olandese. Quando poi arrivò l'euro tolsero il fiorino e misero l'euro. Quella scelta di 70 anni fa, fatta forse con la prima storia pubblicata, fu ovviamente poco sensata perché si capisce benissimo che Paperopoli non è in Olanda, ma purtroppo è andata così. (è così anche in Francia e nell’area Egmont… a questo punto direi che l’anomalia siamo noi italiani, ndr)


Il simbolo dell'Euro sul deposito


A: Permettimi qualche altra domanda di approfondimento. Una cosa che ho apprezzato immediatamente della tua produzione olandese è una sorta di "amichevole cattiveria" nei rapporti tra un po' tutti i personaggi. In una delle prime gag che hai prodotto, per esempio, c'è Paperino che dà dell'avvoltoio a Zio Paperone (H 29266) incorrendo nella sua ira; in un'altra (H 2010-119) addirittura Paperino sogna (ma lo scopriamo solo all'ultimo che si tratta di un sogno!), che Gastone e Paperina vengano attaccati da una piova gigante; in H 29491, invece, Paperino fa buon viso a cattivo gioco di fronte ai regali "di dubbio gusto" della sua dolce metà, un atto adulto di "mettere da parte il proprio ego", molto poco favolistico.
Aggiungo inoltre qualche altra osservazione su storie particolari: in H 2010-088 vengono messe alla berlina le superstizioni e di come i truffatori da quattro soldi riescono ad irretire i poveri boccaloni; mi piace addirittura come in H 29270 non solo ricorri al proverbiale "Que" (cioè il quarto nipotino che di tanto in tanto fa capolino quando un disegnatore si distrae), ma raddoppi addirittura i nipotini mostrandoci in appena una tavola cosa questo comporterebbe nella vita di Paperino; infine mi piace che in Olanda siano sdoganate storie un po' più "piccanti" (tutto comunque abbastanza innocenti e che colpiscono solo gli occhi più smaliziati) come in H 2011-148. Insomma, sembra che in Olanda ci sia molta più libertà per voi autori, giusto?

CGe: No, direi che la situazione è abbastanza simile. Le regole su cosa si può o non si può fare non sono delle singole nazioni ma arrivano direttamente dalla casa madre. Certo poi le singole redazioni possono avere diverse idee su come applicare le regole ma per quanto mi riguarda la situazione non è stata molto diversa. Voglio però precisare una cosa, e cioè che io invento le mie gag secondo il mio gusto personale e, potrà sembrare strano, ma io non scrivo mai una delle mie pagine pensando che è destinata a un lettore molto giovane. Io scrivo sempre pensando che la leggerà e dovrà gradirla un adulto. 

La mia produzione olandese, essendo quasi tutta di storie che iniziano e finiscono in poche vignette, non può sviluppare trame complesse o avventurose ma deve per forza andare su battute rapide, che sono spesso frutto dello scontro diretto tra due personaggi, ed è quindi più frequente che al centro della vicenda ci sia, come la chiami tu, una "amichevole cattiveria" quando due personaggi interagiscono tra loro. Non dimentichiamo che i due personaggi principali sono pieni di difetti. Paperone è un disgustoso avaro, e Paperino un incallito pigro dal pessimo carattere...e, tra parentesi, è proprio questo il motivo che rende divertente farli vivere e muovere. Topolino e Pippo ? Che noia!

Un'altra differenza tra il mondo dei paperi che si vede sul Donald Duck olandese e quello che si vede da noi? Bene, in Olanda a casa di Paperino c'è un cane che è una presenza normale, mentre da noi non c'è nessun cane. Questo cane è Bolivar, una specie di San Bernardo (creato da Taliaferro per le strisce quotidiane americane, ndr) che passa di solito il suo tempo a dormire, ma che può addirittura avere delle storie da protagonista. Io stesso nelle mie pagine l'ho usato come protagonista assoluto in una lunga serie di gag, e trovo che sia una presenza molto azzeccata come cane di Paperino, e inoltre ha il pregio di non essere “obbligatorio”. Si è liberi di non inserirlo, cosa che infatti avviene nella maggior parte delle storie.


Bolivar, il primissimo "animaletto" di Paperino


A: Da noi invece Paperino ha per animaletto saltuario Malachia, il gatto che ha esordito assieme a Paperoga negli anni ’60.

CGe: Esatto, Paperoga! Un personaggio che in Italia è tra quelli di primissimo piano, con migliaia di storie alle spalle, che invece nel Donald Duck olandese non esiste proprio. Perché non lo usano? Chi lo sa?


A: Uno dei tuoi topos è l'utilizzo di un robottino che richiama graficamente "Johnny 5" del film del 1986 "Corto circuito" (vedi, per citarne due, I TL 2047-1 e H 2010-367). C'è un motivo per cui apprezzi particolarmente quel design o vuoi solo omaggiare quel film (peraltro più famosa negli USA che da noi)?

CGe: Dato che il filone fantascientifico e quello delle nuove tecnologie è uno dei miei preferiti mi è successo varie volte di dover disegnare dei robot.  Quello del film "Corto circuito" è effettivamente il modello che ho considerato migliore tra tutti i robot visti nei film dell'epoca. I robot umanoidi veri e propri della Boston Dynamics che oggi vediamo correre e saltare con impressionante agilità nei video su YouTube erano negli anni ‘90 totalmente impossibili da realizzarsi. Nelle mie storie, se posso, preferisco mettere invenzioni tecnicamente realizzabili. Ecco perché scelsi un robot che effettivamente poteva essere costruito e che doveva per forza avere una base larga e cingolata per essere stabile e muoversi agevolmente. Nella mia storia "Zio Paperone e il turismo virtuale" di questi robot ce n'è una quantità notevole. La storia non la avevo disegnata io, ma avevo fatto una sceneggiatura disegnata in cui mostravo con precisione come dovevano essere i robot, e il disegnatore (lo spagnolo Maximino Tortajada Aguilar, ndr) li fece esattamente come avevo indicato.


Il "Johnny 5" di Gentina / Maximino


A: Un'altra delle tue avventure ricorrenti riguarda la preistoria: tra la serie di Paperut (iniziata con I TL 2550-6) e le avventure prodotte in formato di striscia per l'Olanda (vedi H 2017-214 e H 2020-004), sembri avere una predilezione per questa rilettura alla maniera degli Antenati / Flintstones degli albori della storia. Puoi spiegarci cosa ti attira in particolare?

CGe: In una risposta precedente ho citato le strisce preistoriche di BC di cui era autore Johnny Hart. Le ho lette da giovanissimo negli anni ‘60/'70 e mi piacevano moltissimo. Dal disegno essenziale, minimalista e con una comicità a volte demenziale, secondo me erano il meglio che si poteva fare in una striscia... così come le storie da 10 pagine di Barks erano il meglio che si potesse fare con i personaggi Disney.  Non c' è quindi da stupirsi che io abbia messo insieme queste due passioni e come sceneggiatore abbia creato il personaggio preistorico di Paperut, per il quale ho scritto una ventina di storie preistoriche.

Per l'Olanda ho fatto la stessa cosa ma in un modo diverso. Sul Donald Duck viene pubblicato ogni tanto al centro del giornale un formato particolare di storia, che occupa due pagine composte da un totale di sette strisce distinte, una per ogni giorno della settimana, che sviluppano un singolo tema specifico. Di questo formato chiamato "Weekje" mi viene sempre dato dalla redazione il tema da sviluppare. Fino ad oggi ne ho fatti 23 su una gran varietà di temi, e uno di essi era appunto a tema "preistoria" mentre un altro era sul tema "musica" che io sviluppai ambientando le strisce nella preistoria con Archimede che inventava in modo stravagante sette strumenti musicali. Quindi in questo caso ho avuto modo di fare qualcosa di ancora più vicino a BC: strisce comiche nella preistoria … con i paperi ! 

La storia non si conclude con questi due Weekje. Per coincidenza proprio in questi mesi sto dedicandomi alla realizzazione di una lunga serie di pagine autoconclusive preistoriche, con protagonisti Paperino e Archimede. Anzi, il vero protagonista è Archimede. Un inventore ha uno spazio di azione enorme nella preistoria perché tutto deve essere ancora inventato! Il difficile è fargli realizzare cose complesse come quelle tecnologiche di oggi, usando esclusivamente pietra, legno e fibre vegetali.


Una striscia con i Paperi paleolitici, tratta dal primo "Weekje" a tema (H 2017-214C)


A: Altro topos della tua produzione è l’esplorazione delle nuove “frontiere”: dato che il nostro pianeta non sembra più riservare terre ignote da conquistare, in diverse occasioni hai spinto i tuoi personaggi ad esplorare lo spazio. Penso immediatamente a “La nuova terra” (I TL 2155-4), che parte da “semplice” esplorazione spaziale e sfocia addirittura in un’avventura “ai confini dello spazio e del tempo” alla Doctor Who (non dico altro per non spoilerare nulla a chi ancora non l’ha letta!), mentre in Olanda hai presentato la storia a striscia “Een weekje... Buitenaards” (letteralmente: “Una settimana… con gli alieni”, H 2017-076), in cui c’è la terza striscia (H 2017-076C) che per me ha tempi comici perfetti! Ritieni pertanto che il futuro delle storie avventurose coi personaggi Disney sia l’esplorazione spaziale o la Terra può ancora riservare sorprese?

CGe: Lo spazio cosmico non è certamente il futuro delle storie, ma solo uno dei generi, la fantascienza, che da sempre appare nei fumetti Disney. Per quanto mi riguarda confermo che questo tema mi piace molto ed è il mio preferito insieme alla preistoria. Mi interessa in particolare una fantascienza molto vicina, perché mi piace immaginare l'uso e le relative conseguenze di nuove invenzioni tecnologiche che vanno un passo più avanti di quelle che già ci sono oggi. Qui di solito c'è sempre lo zampino di Archimede, ovviamente. Ma mi sono lanciato anche in avventure dove si viaggia nello spazio, nel tempo, o in tutti e due insieme, come avviene nella storia che hai citato "Zio Paperone e la nuova Terra".  Questa storia (disegnata dal bravissimo Paolo Mottura) mi ha dato la soddisfazione di farmi vincere il premio cosiddetto "Topolone d'oro" per la migliore storia pubblicata nel corso del 1997.


"Spazio, ultima frontiera" (cult cit.)


A: La tua produzione ha guardato principalmente verso i Paperi, tant’è che perfino nella storia celebrativa che hai realizzato per il 90esimo compleanno di Topolino (H 2018-309)… il festeggiato non compare! Eppure nella tua carriera hai scritto una storia memorabile con il Topo, quella “Missione Koala” (I TL 2127-4) il cui primo tempo si chiudeva con un bel cliffhanger che, mi ricordo, ai tempi mi tenne incollato per la tensione: per il Nostro sembrava davvero finita!
Come mai invece questo utilizzo così sporadico non solo di Topolino, ma anche del resto del cast di Topolinia?

CGe: Sono un seguace di Barks ed è chiaro che come disegnatore mi occupo solo dei paperi. Invece come sceneggiatore mi occupo anche del mondo di Topolino e ho scritto un bel po' di storie anche per lui, ma decisamente poche in confronto a quelle scritte per Paperino. Topolino mi interessa e mi diverte decisamente meno di Paperino, e ha inoltre molte meno possibilità di fare QUALUNQUE cosa, che è invece proprio la forza di Paperino, il quale può addirittura avere personalità completamente diverse. Nelle storie di Barks possiamo vederlo comportarsi da persona normalissima, da genio, oppure da idiota totale. Quale altro personaggio è così multiforme? E inoltre ha come zio il papero più ricco del mondo, capace di pensare e organizzare qualsiasi avventura la mente umana possa immaginare. 


A: Infine, hai progetti per il futuro? Tipo qualche storia più lunga o continuerai a produrre solo gag-pages o al più qualche storia a striscia? 

CGe: Fino a quando la redazione del Donald Duck accetterà le mie gag-pages ho intenzione di proseguire con queste.  Mi succede ogni tanto di avere qualche buona idea che proprio non riesco a fare stare dentro una pagina sola, e in questi casi, se l'idea è davvero buona, faccio uno storyboard di 2, 3, 4, 5, 6 pagine a seconda della necessità, e lo invio alla redazione sperando che venga accettato. Così ogni tanto faccio queste storie più lunghe, ma sono delle eccezioni. Ho anche fatto la sceneggiatura di due storie più lunghe che sono poi state disegnate da altri.


A: Possibilità di rivederti sulle testate italiane con storie prodotte direttamente per l’Italia? 

Non lo so, in futuro tutto può succedere. Voglio invece concludere parlando della pubblicazione delle mie pagine Olandesi in Italia. Come è noto le storie Disney prodotte in Italia vengono tradotte e pubblicate in molti paesi del mondo, tra i quali l’Olanda, dove non escono sul Donald Duck, bensì in raccolte mensili chiamate Pocket che da molti anni pubblicano quasi del tutto storie italiane. L’Italia invece non fa la stessa cosa con le storie prodotte in Olanda, che mi risulta siano apparse pochissime volte da noi. E questo vale anche per le mie pagine olandesi, che non sono mai state pubblicate in Italia. Moltissime delle mie pagine sono state tradotte e pubblicate in un gran numero di nazioni estere… ma neanche una è arrivata in Italia. Perché? Penso che molto semplicemente non siano mai state prese in considerazione.


A: In realtà, credo che ci stato solo del pessimo tempismo: quando hai cominciato a collaborare con l’Olanda, in Italia aveva chiuso il Mega, la pubblicazione che tra gli anni ‘80 e 2000 ospitava le storie di provenienza straniera. Da circa due anni invece le storie straniere hanno ricominciato a fare capolino sul nuovo “Mega Almanacco”, quindi immagino che sia solo questione di tempo prima di vedere queste storie da noi.

CGe: Be’, se in futuro dovesse accadere, mi piacerebbe che venisse fatta una selezione delle migliori e venissero pubblicate tutte in una volta in un unico libro. Nel frattempo vado avanti con le mie gag-pages sperando di arrivare un giorno alla numero mille!


La testata in cui riponiamo le nostre speranze!


A: Cosa che noi appassionati non vediamo l’ora di festeggiare! Bene, abbiamo finito! La pagina FB Paper Bat ed il blog "Il bat-rifugio di Paper Bat" ti ringraziano per il tempo concessoci e ti auguriamo buona giornata!

CGe: Grazie a voi da parte mia! Questa intervista mi ha permesso di mettere insieme una serie di considerazioni e di ricordi che altrimenti non avrei mai pensato di scrivere!

8 commenti:

  1. Porca miseria, che bel post! Dispiaciutissimo di averlo letto solo ora (anche perché mi ci vorrà una settimana almeno per metabolizzarlo).
    Per un appassionatissimo di Barks come me, che per giunta ha smesso di leggere continuativamente Topolino proprio negli anni in cui Carlo esordiva, siamo al Top. Anzi, al Pap. :D. Diciamo che mi hai aperto un mondo.
    Mi piace assai il conservatorismo olandese, han conservato persino Bolivar... ma mi piacerebbe pure che in qualche modo lo spirito barksiano, che permea gli olandesi, si fosse contaminato con la scuola italiana... Brigitta e Filo Sganga potrebbero essere molto barksiani.
    Bella intervista, bello il fil rouge tra B.C e i paleopaperi... ma potrei commentare molto altro... mi astengo.

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    1. Brigitta in realtà appare anche in storie non italiane, ormai, perfino Gentina in una sua storia da una tavola.

      Ma quello che all'estero l'ha usata di più è stato Lars Jensen che, tra le altre, ha scritto un sequel a "L'ultimo balabù" di Scarpa (storia d'esordio del personaggio).
      In attesa di una pubblicazione ufficiale, l'ha tradotta un mio amico 6 anni fa ormai, la puoi trovare qui: https://www.mediafire.com/file/nyyyr17u6401i4q/D_2012-140_-_U%2524_e_il_penultimo_balab%25C3%25B9.cbr/file

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  2. Sono il fratello maggiore di Carlo. Benché in ottimi rapporti, la vita ci ha tenuti lontani da poco prima di intraprendere le rispettive carriere professionali. La piemontesità ha fatto sì che le rispettive comunicazioni siano state molto essenziali.
    Scopro quindi ora con grande piacere, dopo più di quarant'anni, l'itinerario artistico di mio fratello, grazie a questa intervista, tutta merito di Andrea, a cui va la mia riconoscenza.
    Un campionario esemplare di professionalità, equilibrio e creatività (600 storie autoconcludenti !!). Spero anch'io che esca presto una raccolta completa di questo prezioso materiale ! Buon lavoro !
    Antonio

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    1. carramba che sorpresa :D
      in olanda sono usciti (almeno) 3 volumi monografici che hanno ristampato praticamente tutta la produzione fino al 2014... aspettiamo che l'Italia possa fare altrettanto... per la serie "Nemo propheta in patria"

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  3. Curiosa e bizzarra la versione olandese e straniera ma oggettivamente è molto migliore l'italiana che crea stili grafici, narrativi e culturali che aprono la mente e ti fanno viaggiare con la fantasia e nella realtà non quelle straniere che ci riescono molto poco per le loro grandi limitazioni di immagini e storie a noi infatti risultano troppo semplici, noiose e bambinesche i Mega 2000/3000 e gli Almanacchi che avevano storie straniere infatti sono state testate poco lette e non apprezzate che sono sparite definitivamente perché di contenuto molto scarso soprattutto le prime due io nei primi e metà 2000 durante l'infanzia e la prima adolescenza leggevo voracemente ogni testata Disney vecchia dagli anni 80 a quelle contemporanee con qualcuna degli anni 60 e 70, erano fumetti usati regalati e queste tre testate non sono mai riuscite a piacermi e a entusiasmarmi manco un po' troppo infantili e banali, le uniche storie straniere che davano una scossa e anche forte erano e sono sempre quelle di Barks e Don Rosa.
    L'Almanacco in questi ultimi anni è riproposto ma non è tra le testate belle.
    Certi personaggi e grafica a loro piacciono a noi no e viceversa hanno gusti diversi e a volte simili anche da noi prevale nettamente Paperino anche se la testata è nominata a Topolino, il cane a casa di Paperino proprio non ce lo vedo come il gatto e altri animali che poi Malachia tanti anni fa quando appariva sporadicamente stava solo con Paperoga così l'ho conosciuto.
    Come Paperopoli olandese, francese etc con il deposito senza il dollaro ma noooo certe caratteristiche non si devono per nulla cambiare o rimettere.

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